Archivio della categoria: Solidarietà
Firenze pandemica
Firenze pandemica. Dalla “fabbrica del turismo” alla rete della solidarietà popolare
DI ILARIA AGOSTINI · 11 GENNAIO 2021
Nel marzo 2020, la pandemia globale mette a nudo la fragilità della «fabbrica del turismo». Il blocco dei flussi turistici riduce all’indigenza le fasce sociali più deboli. Reti di solidarietà popolare si costituiscono in risposta ai bisogni immediati degli abitanti esclusi dalle misure emergenziali istituzionali.
Proprio dalle soggettività attive attive nel mutualismo solidale, provengono ipotesi convincenti per una ripartenza territoriale di forte valenza politica.
Crisi della “monocoltura turistica” e provvedimenti emergenziali
Fino al febbraio 2020, l’economia fiorentina è decisamente orientata al turismo globale, in piena espansione (Istat 2019). Le presenze turistiche in città, nel 2018, oltrepassano i 13 milioni di unità, con un incremento del 51% nel decennio 2008-2018 (Irpet 2019). La “monocultura turistica” ha ripercussioni sul mercato immobiliare – che ne risulta «drogato»[1]– e sul lavoro: aumentano le imprese attive nel settore e gli addetti, ma cresce anche il «lavoro povero» (Filcams-Cgil), precario ed esternalizzato, e al nero.
Il subitaneo arresto dei flussi turistici genera una crisi profonda, sottraendo rilevanti risorse al Comune che ha messo a bilancio i previsti 48 milioni di euro della tassa di soggiorno. Il temuto default avvia un processo di decostruzione del “modello Firenze” nel dibattito cittadino; persino il sindaco si pronuncia per una sua revisione strutturale.
Durante il confinamento, l’interdizione degli spazi collettivi colpisce con durezza le fasce sociali marginalizzate. I Rom si ritirano nei campi, «per niente rassicurati dalle precarie condizioni igienico-sanitarie, dall’assenza di servizi di base, dalla conflittualità tra abitanti»[2]. Non migliore è la sorte degli homeless: i centri notturni si mutano troppo velocemente in ricoveri diurni; gli ospiti vi sono «relegati» fino al 18 maggio, quando saranno, sic et simpliciter, riconsegnati alla vita di strada[3].
Continua a leggere
SOSTENIAMO Tomaso Montanari
“Nardella vuole zittire i critici e chiede i danni in tribunale”
IL SINDACO E LA GIUNTA DEL GIGLIO VOGLIONO UN MAXI-RISARCIMENTO, CON QUERELA CIVILE. MOTIVO? UNA FRASE SULLE SCELTE URBANISTICHE TRASMESSA DA REPORT, SU RAI3, L’8 GIUGNO
di Tomaso Montanari

Il sindaco Dario Nardella e la giunta (Giachi, Bettini Del Re, Funaro, Gianassi, Giorgetti, Guccione, Martini, Sacchi, Vannucci) della mia città mi chiedono i danni in sede civile, per un totale di 165 mila euro. Lo fanno “in proprio e quale sindaco” e “quali assessori”: se dovessero mai vincere, però, i miei soldi andrebbero a loro, non alla città. Lo fanno per una risposta di 34 parole data a Report l’8 giugno scorso. Eccola: “Firenze è una città in svendita. È una città all’incanto, è una città che se la piglia chi offre di più, e gli amministratori di Firenze sono al servizio di questi capitali stranieri”. La ripeto qui, solo perché si sappia di cosa sto parlando, ma absit iniuria verbis!
Quella frase chiudeva un lungo ragionamento sulla teleferica che dovrebbe esser costruita nel tutelatissimo Giardino di Boboli per portare i clienti nel resort a 5 stelle in cui sarà trasformato l’ex convento e ospedale militare di San Giorgio alla Costa, bene pubblico alienato a privati. Il mio intervistatore (Giuliano Marrucci) mi chiede: “Quindi attrarre investimenti con appunto la possibilità di cambio di destinazione d’uso anche molto impattanti, possibilità di ristrutturazione anche molto impattanti e una volta che hai attratto queste investimenti, mettere la progettazione urbanistica della città, i servizi della città, al servizio di quegli investimenti là…”.
E io rispondo: “La teleferica di Boboli, la possibilità di farla, ha avuto il via in un cambio di piano urbanistico del comune di Firenze dopo che l’acquisto di Costa San Giorgio era stato fatto. Cioè, le amministrazioni si impegnano: poi noi non sappiamo tutto quello che si dicono nelle cene private che preludono a questi acquisti, ma è chiaro che l’amministrazione dà delle garanzie, sta dalla parte degli investitori, e si dice continuamente che Firenze deve attrarre investitori stranieri. Firenze è una città in svendita, è una città all’incanto, una città che se la piglia chi offre di più: e gli amministratori di Firenze sono al servizio di questi capitali stranieri che prendono la città e la smembrano”.
L’espressione “essere al servizio” la usa Marrucci. Io la riprendo volentieri, perché l’ho usata mille volte, anche per i governanti della mia città. Mi è rimasta nell’orecchio fin da bambino, da quando lessi Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani. Criticando la scuola pubblica che tradisce il suo compito, egli scrive: “Certe scuole di preti sono più leali. (…) Dai barnabiti a Firenze la retta d’un semiconvittore è di 40.000 lire al mese. Dagli scolopi 36.000. Mattina e sera al servizio d’un padrone solo. Non a servire due padroni come voi”.
Le parole di don Lorenzo sono quelle del Vangelo: “Non si può servire a due padroni”. Né Gesù né Milani pensavano che ci fosse “corruzione”: condannavano, sotto il profilo etico, una libera scelta. Io condanno, sotto il profilo etico, una scelta politica: l’amministrazione di Firenze ha scelto di essere al servizio di una idea di città che – è il mio giudizio politico – la uccide. Lo spopolamento del centro storico è il frutto di questa scelta a favore dei capitali stranieri e non dei cittadini; per i resort di lusso e non per la residenza; per i frazionamenti al servizio della trasformazione in Airbnb e non per politiche a favore delle famiglie.
Io credo che Nardella e i suoi assessori abbiano capito, come tutti gli altri, che la mia era, ed è, una dura critica politica, non certo l’allusione a scambi illeciti. Potrei amaramente dire: magari ci fossero quegli scambi, almeno capirei che c’è una ragione per massacrare una città! Invece non ci sono, per quel che so e, dunque, è un massacro gratuito.
Questa richiesta di danni, allora, come altro può interpretarsi se non come un’intimidazione contro un oppositore, assai pesante sotto il profilo economico. I miei contradditori mi definiscono “personaggio politico di livello nazionale”: ne sono onorato, ma è una definizione ingiustificata. Ho certo delle idee che non ho mai nascosto, ma non sono mai stato iscritto ad alcun partito, non mi sono mai candidato in alcuna competizione politica nazionale o anche solo locale.
La verità è che si cerca di ridurre al silenzio un intellettuale libero e scomodo: non coinvolgendo Report o la Rai, ma chiamando in giudizio solo me, personalmente. In una Firenze in cui non c’è praticamente opposizione politica, in cui la stampa è allineata al potere e le personalità libere si esprimono cautamente in privato, ci si accanisce contro una delle poche voci contro.
Per amore della mia città, non tacerò. Ce la metterò tutta perché questa improvvida causa diventi una grande questione civile, non solo fiorentina. Appena sarà possibile indire assemblee civiche, proietterò l’intera intervista, e chiederò ai fiorentini che si riconoscono in questa battaglia per un’altra Firenze di contribuire anche economicamente, perché no, sostenendo insieme a me non solo la battaglia processuale, ma anche le spese legali, ammesso che io debba pagarle, perché nessun giudice, ne sono certo, potrà condannarmi per un’opinione e se dovessi vincere le spese me le pagheranno loro. Questa storia non riguarda solo me, è in gioco la libertà del pensiero critico e la tenuta democratica del nostro stare insieme: non sarò solo a combattere, ne sono certo.
© 2020 Editoriale il Fatto S.p.A. C.F. e P.IVA 10460121006
Per i Popoli senza Diritti
Bonafede aspetta ordini da Travaglio, e intanto il Covid dilaga in carcere…
Il Covid sta dilagando nelle carceri. Ora è quasi impossibile fermare il contagio. L’unico modo che c’è è quello di svuotarle. Di ridurre la popolazione carceraria di molte migliaia di unità. Giorni fa abbiamo proposto una misura che può liberare 20 o 30 mila prigionieri. Ora forse non basta più. In ogni caso chiunque abbia la testa sulle spalle capisce che almeno la metà dei detenuti va mandata a casa. Quelli ai quali resta una pena piccola da scontare (due o tre anni) e tutti quelli che comunque non sono pericolosi, cioè la maggioranza. Se non si ricorre a queste misure drastiche in pochi giorni sarà un inferno. Per i detenuti, per le guardie, per tutti gli operatori. E oltretutto è abbastanza probabile che un focolaio carceri poi si espanderà nelle città, perchè il personale carcerario torna a casa, frequenta i luoghi pubblici.
Quello che stupisce davvero è la totale assenza del Governo, in questo frangente.
In particolare l’assenza del ministro. A noi risulta che, almeno sul piano formale, un ministro della giustizia sia ancora in carica. Dicono in molti che si chiami Alfonso Bonafede. È scomparso dai radar da quando è finito sotto il tiro incrociato dell’ex Pm Nino Di Matteo e del mio amico Massimo Giletti. I quali lo hanno accusato di essere colpevole dell’unica cosa intelligente che ha fatto (forse senza accorgersene) da quando è ministro: non opporsi a un po’ di scarcerazioni decise autonomamente dai magistrati di sorveglianza. L’idea di Di Matteo del resto è molto semplice: l’indipendenza della magistratura deve essere garantita in entrata ma non in uscita. Voglio dire: in entrata o in uscita dal carcere. Un magistrato che si rispetti è libero di arrestare chi vuole, anche a capocchia (insieme a un Gip del quale probabilmente è amico) ma perde l’indipendenza nel caso delle scarcerazioni, dove invece si richiede immediatamente l’intervento del Governo. Per fermarle. Di Matteo chiese questo intervento, sostenendo che le scarcerazioni erano avvenute sotto la pressione della mafia (mostrando grande stima e rispetto per i suoi colleghi che le avevano decise nel pieno rispetto della legge) e Bonafede lo assecondò e intervenne. Non con molta convinzione, balbettando un po’, però intervenne. Poi, distrutto dalla fatica, scomparve.
Le associazioni che si occupano di carcere da tempo strepitano e mettono le autorità sull’avviso: si rischia un disastro – dicono – se non si interviene. Su questo giornale abbiamo dato molto spazio a questa denuncia. Contraddetti dai sapidi articoli di Travaglio (che poi sarebbe il capo di Bonafede, cioè quello che prende le decisioni per conto di Bonafede), il quale ci spiegò (con la stessa logica ferrea con la quale ci aveva illustrato la teoria dei taxi del mare) che nelle carceri non c’era alcun rischio Covid. Ora che facciamo? Io non credo che possa seriamente esistere il reato di epidemia colposa, che mi pare davvero figlio di un diritto un po’ scombiccherato. Se davvero questo reato esistesse, certo, sarebbe impossibile non contestarlo al ministro e forse a tutto il Governo.
Piero Sansonetti
Popolo Saharawi comunicazione urgente
Sahara Occidentale: riprese le ostilità a El Guerguerat fra Marocco e Fronte Polisario
Le istituzioni repubblicane e democratiche italiane: Enti locali e Ministero degli Esteri intervengano
Roma, 13 novembre – Oggi, 13 novembre 2020, scontri a fuoco tra il Regno del Marocco e il Fronte Polisario, dopo 29 anni di cessate il fuoco firmato da entrambe le parti nel Quadro del Piano di Pace ONU nel 1991 che istituì, inoltre, la MINURSO (Missione ONU per il Referendum nel Sahara Occidentale). Secondo l’accordo militare, il limite invalicabile per garantire la tregua attraversava il territorio conteso fino ad arrivare al corridoio della regione di El Guerguerat, al confine con la Mauritania. Dal 21 ottobre scorso la regione è incandescente: il Regno del Marocco ha violato l’accordo con l’apertura da parte di una breccia lungo tale limite per consentire il libero passaggio di persone, ma anche e soprattutto di camion per il trasporto di prodotti commerciali. Tale atto ha innescato l’immediata reazione della popolazione civile saharawi, accorsa per protestare pacificamente e chiudere la breccia, ostacolando il transito dei mezzi. Un corridoio sfruttato per esportare prodotti provenienti dal Sahara Occidentale occupato dal Regno del Marocco dal 1975, nonostante l’aperta deplorazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. «L’Esercito popolare di liberazione saharawi ha iniziato a rispondere con la necessaria fermezza a questa violazione e all’ostile marcia marocchina che fin dalle sue radici costituisce una grave battuta d’arresto al cessate il fuoco». Con queste parole il Fronte Polisario e il Governo Saharawi hanno comunicato qualche ora fa che ritengono il Regno del Marocco responsabile di tutte le pericolose conseguenze di questo attacco alla stabilità dell’intera regione. Il Fronte Polisario e il Governo Saharawi ricordano che il futuro di pace per i due popoli è da decenni fermo a causa del mancato referendum di autodeterminazione previsto dal Piano di Pace del 1991 sotto l’egida delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana. Il Movimento solidale italiano di amicizia con il popolo saharawi denuncia la violazione da parte del Regno del Marocco del cessate il fuoco e l’attacco al Piano di Pace Onu e alla legalità interazionale, nonché alla stabilità della regione. Inoltre denuncia l’illegalità, evidente a tutta la comunità internazionale, del commercio di risorse provenienti dal Sahara Occidentale che il Tribunale Europeo ha condannato. Una situazione resa ancora più inaccettabile, considerata la riduzione degli aiuti internazionali destinati al popolo saharawi nel contesto dell’emergenza mondiale da coronavirus. Il Movimento solidale italiano di amicizia con il popolo saharawi ritiene indispensabile l’intervento dell’Europa e della comunità internazionale per impedire alle forze armate del Regno del Marocco ulteriori azioni lesive della legalità internazionale.
Manifestazione 27 Giugno
INFAMI!!!
La sera del 6 Giugno dopo gioia infinita per la fine di un luogo nefasto in Roma e contro il ritorno di altri simili..Una compagna da sempre vivendo per la libertà, di tutt*.
E’ stata colpita nei suoi 40 chili e sessanta anni da 5 cinque energumeni fascisti alle spalle.
Si è ben difesa nonostante dopo….le merde ne hanno approfittato, calci alle costole e naso rotto, sono 21 i giorni di prognosi per lei, ma meglio il danno che la beffa dice lei.
C’era già stata un altra volta, al buio i vigliacchi agiscono!
Il nostro pensiero ad Anna, che riesca con la sua tempra a guarirsi per bene perché ne abbiamo bisogno.
La Redazione di Fuori Binario
Un serpentone morde Firenze, I mille per i diritti negati
Domenica 31 Maggio,
Firenze – Un serpentone abbraccia Firenze. Ci sono tutte le voci della gente che non sa cosa succederà della propria vita e che anche oggi ha riempito Firenze, fin dalla mattina, di manifestazioni e flash mob. Di quelli che ben prima del covid avevano complicate esistenze di invisibilità, ma anche di quelli che prima del coronavirus avevano ragione di non temere per la propria sopravvivenza. Un primo dato, che emerge dal lungo cordone di persone che quasi senza slogan, con cartelli e striscioni, scorrono lentamente con le mascherine in volto fra il Lungarno di Santa Rosa, sede del presidio mantenuto a furor popolare contro la volontà di dismetterlo, lungo l’Arno fino a Ponte Santa Trinita, per tornare indietro sul Lungarno Corsini e poi di nuovo Santa Rosa. Il covid ha funzionato come un grande mestolo in un pentolone, facendo saltare certezze e esplodere situazioni già compromesse.
Sono tante, le sigle che hanno promosso e aderito alla manifestazione. Una prova di unità che raramente la sinistra radicale ha offerto. La lista dei promotori-organizzatori è lunga: Cantiere Sociale Camilo Cienfuegos – Campi Bisenzio, Collettivo Cosmos Castelnuovo, LAST – Lavoratori e Lavoratrici Autorganizzati dello Spettacolo – Toscana, Partito Comunista – Firenze, Cobas ALIA Firenze, COBAS Comitati di Base della Scuola Firenze, PRC Firenze, Radio Wombat Firenze, La Piana contro le nocività-Presidio Noinc Noaero, Assemblea autoconvocata delle lavoratrici e dei lavoratori del sociale, Movimento di lotta per la casa Firenze, CPA Firenze Sud, Usb Firenze Sindacato, Fuori Binario.Lotta Continua Firenze, Collettivo Bujanov, Sindacato Autogestito USI sanità – Careggi, CUB Firenze e Ogni giorno è il Primo Maggio.
Oltre le sigle, storie che si intrecciano e si sovrappongono, ma che hanno tutte una nota comune, incertezza e precarietà. C’è Maurizio da anni a Firenze, da anni invisibile, lavori precari al nero, con unica possibilità abitativa, quella di risiedere in un’occupazione. Ad ora, senza residenza, senza possibilità di accedere ai pochi fondi a ristoro di chi ha visto diminuire il proprio reddito causa covid, senza nulla. Cancellato. Oppure un ragazzo, fiorentino di nascita, sanfredianino, di poco oltre i trent’anni, una difficile storia di dipendenze alle spalle, che dopo aver denunciato il fatto che nella cooperativa in cui lavorava non venivano consegnati guanti e mascherine a sufficienza, ha perso il lavoro, e se ne sta in una precaria sistemazione abitativa, senza residenza, nonostante sia stato per anni in carico ai servizi sociali e al sert e sia ben conosciuto dall’assistenza sociale. Anche per lui, ad ora, nessuna possibilità di accedere a reddito d’emergenza o ad altri aiuti sociali. Cancellato. Ci sono un gruppo di donne che ordinariamente fanno le badanti o le colf, ed ora sono a casa, senza possibilità di dimostrare che il proprio reddito è diminuito o si è annullato con lo tsunami della pandemia. Cancellate. A casa, per chi ce l’ha, per chi la sta perdendo, chi non ce l’ha … s’arrangia.
CALL CENTER DI KETHANE!
Da martedì 26 maggio è attivo il call center di Kethane!
Chiama il 3516320920
Dal lunedì al venerdì
Dalle 10:00 alle 18:00
Chiama la nostra operatrice (con cui potrai parlare in Romanes o in italiano) per chiarire ogni dubbio sugli accessi agli aiuti governativi!
Un sostegno pratico e concreto per presentare domande, riempire moduli e avviare iter burocratici.
Kethane con te, Kethane per te, insieme! #kethanerisponde