Accordo tombale

DI VALENTINA BARONTI

L’immagine è suggestiva. Al posto del deposito Eni di Calenzano, dove un anno fa furono uccisi 5 lavoratori, sorgerà un parco fotovoltaico che produrrà energia solare per circa 10mila famiglie. Questo prevede l’accordo firmato dal Comune di Calenzano, la Regione Toscana e la stessa Eni, insieme a un risarcimento di 6,5 milioni di euro. Un buon accordo, si direbbe. Peccato che, parallelamente, il Comune di Calenzano rinuncerà a costituirsi in giudizio nel processo. E qui sta il primo punto, più politico che tecnico: davanti a una strage sul lavoro e all’impatto che quell’esplosione ha avuto in tutta la zona, il Comune accetta il risarcimento proposto da Eni e preclude alla comunità la possibilità di prendere parte alle varie fasi giudiziarie.

Di fatto, ci si presta a un’enorme e sfacciata operazione di green e social washing, da parte di una delle aziende più inquinanti al mondo, credendo di aver avuto in cambio abbastanza soldi. Ma non è l’unica contraddizione. Cosa ci perde Eni dalla chiusura del sito di Calenzano? Niente, visto che, fin da subito, l’attività è stata spostata su Livorno, dove dalle 70 autobotti giornaliere si è passati a 130. Quale è stato l’impatto di questo raddoppio in uno stabilimento già oggetto di esposti da parte Greenpeace e Medicina Democratica, per gravi rischi per la salute di chi vive nei dintorni? E poi c’è il terzo “ma”. Il nuovo hub delle rinnovabili sorgerebbe infatti a poche centinaia di metri dalla ex Gkn, i cui operai licenziati hanno da anni un piano industriale che prevede proprio la produzione di pannelli fotovoltaici.

Questa reindustrializzazione, in teoria, è sostenuta dal consorzio di sviluppo industriale della piana fiorentina, di cui fa parte la Regione Toscana. E allora perché la ex Gkn non è neanche stata nominata in tutta questa operazione? Forse perché il consorzio, una volta costituito, è rimasto lettera morta? Forse perché reindustrializzare una fabbrica per strapparla al riarmo, è considerato politicamente meno rilevante di un accordo con una multinazionale, ansiosa di rifarsi il trucco dopo una strage?

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