Berisa e Slavica: “Grazie Firenze, grazie Fuori Binario! Qui abbiamo avuto una seconda occasione”

STORIA DI UN DIFFUSORE: BERISA E SLAVICA SABIT

Dal Kosovo in guerra al campo Rom dell’Olmatello Berisa e famiglia oggi vivono e lavorano in Italia

Berisa è in Italia da più di 30 anni, esattamente dal 1988, quando lavorava come manovale, dopo essere arrivato da Pristina, la capitale del Kosovo della ora ex Jugoslavia. Era il 1999 e il 2000, a seguito della guerra che si era scatenata in Kosovo, ha dovuto portare la propria famiglia in Italia per salvare loro la vita. La moglie Slavica, i quattro figli e la madre anziana e malata avevano a malapena di che vivere. Qui hanno abitato tutti insieme al campo Rom dell’Olmatello, fino alla sua chiusura, dopodiché si sono trasferiti in un appartamento messo a loro disposizione nella struttura del Fuligno, grazie al comune di Firenze e all’Opera di Montedomini.

Berisa e Slavica

L’approccio con Fuori Binario è avvenuto dopo il fallimento della cooperativa in cui Berisa lavorava, e grazie alla conoscenza di Paola Cecchi dell’associazione Rom di Firenze. In redazione con lui nel 2017 si è presentata anche la moglie Slavica. Abbiamo loro assegnato la zona del Viale XI Agosto, ai semafori di via Delle 2 Case. “Al momento la mia famiglia è composta da padre, madre e due figlie di cui una disabile, gli altri componenti hanno trovato moglie e marito e si sono sposati in Italia”.

Berisa ci spiega che il giornale gli ha fornito un modo per vivere e farsi conoscere; ogni volta che viene a ritirarlo in redazione continua a ringraziare. “Sono contento di essere in Italia, specie in questa città dove da sempre sono stato accettato e benvoluto”, e aggiunge: “Spero che questo importante giornale di strada prosegua ancora per lungo tempo, non solo per me, ma per chiunque ne possa usufruire per aiutarsi”. Chiude la nostra conversazione con questo augurio, dicendosi anche ben contento che l’Italia abbia vinto gli europei.

“Forza italiani! da Berisa e Slavica Sabit, ciao a tutti e veniteci a trovare! Grazie, un abbraccio”.

(testo raccolto da Roberto Pelozzi)

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