“Diffusore di idee”. La giornata di Fraska, giornalista-strillone di Fuori Binario 

Buongiorno, mi presento: sono Fraska, un diffusore di idee. Così si deduce dal cartellino che ho appeso al collo mentre lavoro. Un vero badge da buon impiegato, anche se in realtà siamo tutte e tutti volontarie e volontari.

Cosa diffondo? Non preoccupatevi, non è una malattia infettiva, è solo il giornale che hai tra le mani e stai leggendo! Un giornale di formato grande, con un numero variabile di pagine, che si stampa ogni mese e fornisce notizie di economia, politica e anche di cronaca di Firenze.

Puoi riconoscermi perché senti da lontano la mia voce mentre, sfidando il rumore del traffico, faccio lo “strillone”, come nei film in bianco e nero dei vecchi tempi. È il grido dell’oppresso, un grido di dolore e disperazione, di sdegno, ma anche di speranza e Resistenza. È un lavoro a tempo pieno, anche se spesso mi scambiano per un accattone che ciondola tra un bar e l’altro con un gruppo di amici sfaccendati che vive tra lo squallore della periferia ed il centro città. È un lavoro fuori moda perché la comunicazione e le notizie non si toccano più con mano, come un tempo. Corrono oramai su fili invisibili e unidirezionali: al contrario del nostro giornale, stanno su binari da cui non deragliano mai.

Chi controlla i media non cerca risposte, ma ti mette in riga per trasformarti in un nevrotico multitasking. La pausa non esiste, è un vuoto da riempire. Non serve riflettere, avere intenzioni, esprimere uno sguardo poetico o coscienzioso. Del resto la cultura (da còlere che significa coltivare) è sempre stata sopravvalutata o sottovalutata, e su questo argomento potrei fare altri dieci articoli, ma per questa volta vogliatemi bene ed accettate l’asserzione.

La faccenda comincia presto. Purtroppo la mattina l’umido sciupa i giornali; si smosciano, si spiegazzano, si stingono nonostante tutta la cura che ci metto per tenerli al meglio e a volte vorrei un giornale di carta impermeabile (quando piove è un disastro, è un giornale meteopatico). Ma proprio per questo amo Fuori Binario: perché combatte le intemperie, elimina i miei debiti e l’omertà della maggior parte dei mezzi di comunicazione. Non si fanno compromessi, piuttosto idee d’attacco. Creatività. Intuizione. Lo scopo è costruire uno strumento e farlo proprio per esprimere sé stessi e gli altri; uscire dalla prigione dell’incomprensione che ci censura e schiavizza intellettualmente, e di conseguenza nell’agire. Siamo particolari, a volte diversi, lo ammetto, ma come diceva De Gregori a Lolli (che aveva visto anche zingari felici) abbiamo i nostri quattro assi (bada bene di un colore solo) da giocare. Come sopravvivere è un trucco anche per un giornale come questo; lo puoi capire da te che ti fermi a scambiare due parole con il sottoscritto.

Mentre aspettiamo sotto la pioggia di svoltare il pranzo ed un sorso di vero vino, puoi notare che non ce ne andiamo neanche adesso. Sfidando anche il peccato, rimanendo parte di questa strada di cui noi, come il giornale, facciamo parte. “Un giornale un fiorino, un giornale due fiorini!” Quante cose avrei da raccontare, ma vabbè… gli aneddoti sono molteplici. Ad esempio oggi una persona a cui avevo gentilmente proposto di fare un’offerta per Fuori Binario e di conseguenza a me medesimo (essendone distributore), mi ha risposto: “passiamo oltre!” e se ne andata via così, senza nemmeno guardarmi negli occhi. “Oh!”, mi sono detto, “ma cosa mi dice lui lì, qual era il messaggio?” Mi rispondo che il sorcio che viene a trovarmi a casa la sera avrebbe sicuramente una teoria più pratica e sincera della mia, ma io lì per lì ho visto solo una faccia da guardia che mi riprendeva in maniera benevola, del tipo: “per questa volta lasciamo correre.” “Oh!” mi sono ripetuto, “ma che rabbia mi sale!”

Perché c’è gente e gente. Alcuni indifferenti, ma altri talmente gentili e onesti nello sguardo che mentre cedo il giornale so già: 1: che mi stanno sorridendo; 2: che leggeranno il giornale; 3: che stiamo condividendo qualcosa che non è bieco commercio; 4: che il giornale non è solo carta stampata, ma una realtà concreta, e chi lo prende lo leggerà con gli amici. Insomma un diffusore è un diffusore e certe cose le sa. Per strada c’è chi fa il cappello, chi allunga un bicchierino in cerca di due spicci. C’è chi si inginocchia e prega, chi fa il ruffiano, chi fa reati e chi si arrangia. Qui non si fa le pulci a nessuno, però ci si impegna e si fa volontariato: andare a pagina dodici e leggere per credere. Un’associazione ed una redazione che, schiena contro schiena, tengono in piedi una realtà in cui si riconosce una molteplicità eterogenea di persone, una pluralità che si armonizza su pagine profumate d’inchiostro.

Ad ogni modo io ringrazio sempre, per carità, ma non è la carità ciò che richiedo. Forse la dignità stessa? Forse un riconoscimento per ciò che diciamo e scriviamo? Forse la possibilità di desinare? No, non è nemmeno questo. È la necessità di comunicare, di vivere insieme un momento e scambiare un’idea, un’emozione. È la vita stessa a farci incontrare, e, se non suonasse un po’ presuntuoso… direi la Provvidenza!

Fuori Binario di questo parla: vita, storie, persone, percorsi, comunità. Sì, soprattutto fare comunità che, come si nota, ha una certa assonanza con “comunicare”.

Leggere per credere e, per favore, lasciate il vostro contributo!

fraska

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