Io, privilegiato del reddito di cittadinanza

Percepisco il Reddito di Cittadinanza (RdC) da quattro anni. Questo mi ha veramente permesso di vivere meglio e dignitosamente.
Forse non tutti hanno compreso l’importanza di questa misura, pensata, voglio ricordarlo, dal Movimento 5 stelle, come aiuto a tanti cittadini già poveri e come strumento per prevenire che tanti altri lo diventino.

Trovare un lavoro in Italia è sempre stato difficile, e lo è diventato ancora di più negli ultimi anni. Uscire dalla povertà da soli è per molti impossibile. Ci stiamo accorgendo che spesso neanche avere un lavoro può essere sufficiente ad avere una vita dignitosa. Nelle ultime settimane, i giornali hanno riportato la storia di un gruppo di lavoratori di Bologna che, malgrado lo stipendio, non possono permettersi una casa in affitto.

Qualcosa di simile al Reddito di Cittadinanza è disponibile nella maggior parte dei paesi europei, compresi quelli considerati ricchi. E’ facile capire il perché: oltre a sottrarre alla povertà molte persone a rischio, il RdC, nelle sue varie forme, contribuisce all’economia generale. Lo stesso meccanismo d’uso della tessera RdC italiana lo dimostra: in aggiunta ai 100€ disponibili in contanti il primo del mese, il resto dell’importo può essere speso per nutrirsi, vestirsi, pagare le bollette e acquistare altri beni di necessità.

Il Reddito di Cittadinanza è una misura criticabile e non perfetta per molte ragioni. Non posso non nascondere il fallimento dei cosiddetti navigator, che non sono riusciti a ricollocare molti di noi. Poi si è abbattuta su tutti la pandemia paralizzando qualsiasi cosa per almeno tre anni. Ma le critiche a cui viene data più risonanza sono, però, quelle di principio, sono quelle di chi definisce il Reddito di Cittadinanza una elemosina di Stato, concessa a molti che non la meritano.


Vorrei chiarire che il RdC non è un premio, o un privilegio. E per quanto ho potuto constatare, non ha causato nessun crollo del mercato del lavoro italiano: non ha sottratto braccia in cambio di un salario ricevuto senza lavorare. Mi sarei aspettato un potenziamento, un aggiustamento, o, a limite una revisione del RdC; invece si sta scatenando una crociata contro la misura in sé sulla base di percezioni, teorie, e bugie che niente hanno a che fare con la realtà. E la realtà è che in Italia la povertà esiste, e si allarga.

Il governo ha proposto una profonda revisione del sussidio, e una prima analisi mi fa concludere che i signori Ministri non hanno idea della realtà che sono chiamati ad amministrare.
Parlano di Misura di Inclusione Attiva (MIA) che dovrebbe sostituire il RdC già nelle parole. Il primo obiettivo dichiarato è quello di ridurre il più possibile il numero di quelli che potranno accedervi imponendo un limite Isee più basso di quello attuale (da 9.360 a 7.200 €). L’assegno verrà ridotto dagli attuali 500€ a 370€ per un tempo variabile da sei a 12 mesi. Viene anche introdotta una distinzione, per la verità molto artificiosa, fra persone “occupabili”, cioè quelle che, secondo loro, adesso percepiscono il RdC a sbafo, e quelle non-occupabili.

Al momento in cui scrivo non sono definiti molti dei dettagli tecnici della MIA. Di sicuro c’è solo l’ennesima conferma della volontà di questo governo di colpire i poveri, di farli sprofondare fino a che la povertà non sia più visibile, sia quella dei cittadini italiani che quella, ancora più nera, di chi se la porta addosso da oltremare.

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