Il lenzuolo della memoria

GIAN ANDREA FRANCHI / LINEA D’OMBRA TRIESTE

Chi arrivasse nella piazza della stazione ferroviaria di Trieste verso le 9-10 di sera vedrebbe una folla di giovani uomini accalcati intorno a poche persone, soprattutto donne, che si affannano a distribuire cibo, scarpe, vestiario; altre donne, sedute su sgabellini, sono intente a curare piedi maltrattati da lunghi cammini.

Alcuni gruppi, poco più in là, giocano a palla. Altri ancora persino danzano al suono stridulo di uno strumento elettronico. Guardando meglio, vedrebbe, mescolati fra la massa, giovani scout, che giocano o, seduti, a terra parlottano con i migranti. Perché di migranti si tratta della cosiddetta Rotta balcanica, con tono di sprezzo – i Balcani, si sa, sono sinonimo di casino…

Decine e decine, talvolta centinaia di persone occupano questa piazza centrale mentre intorno ruota il traffico, passano indifferenti cittadini e turisti. Ignorano – vogliono o fingono o devono ignorare – che questa piazza la quale, nel monumento a Sissi, ricorda la storia complessa di Trieste, è una finestra aperta sulla realtà del mondo, anzi della vita oggi.

Qui affluiscono a migliaia i figli del Medioriente che arrivano dopo mesi e anni di tortuosi cammini che chiamano game, nel significato corrente di mettersi in gioco’ di quel Medioriente inventato dai dominanti inglesi e francesi dopo il crollo dell’Impero turco nella Prima catastrofe mondiale: figli del colonialismo. Gettati qui dall’attuale catastrofe di quei territori voluta da chi nel mondo può decidere la grama sopravvivenza o la distruzione di interi paesi: pensiamo all’Afghanistan, alla Siria, all’Irak… Catastrofe dovuta non solo a guerre indotte, a giochi di potenza, ma anche a quello che è il grande problema di oggi: la distruzione dell’equilibrio ambientale dovuta a una Cultura dominante, chiamata capitalismo, che ha fatto della produzione e vendita di merci lo scopo dominante vita, umana e non, cui tutto deve essere sacrificato.

L’anno scorso sono passati per Trieste quasi 13.000 migranti, il 70% dei quali in transito, intesi cioè a non osservare l’obbligo europeo di farsi identificare dalle polizie nel primo paese di transito; quest’anno a luglio eran già più di 8.000. Le persone in transito, che in teoria avrebbero dovuto esser fermate dalla polizia, non hanno nessuno dei miseri parziali ‘diritti’ di chi fa domanda d’accoglienza: sono umanamente e politicamente invisibili.

Nell’inverno 2019-20 qualcuno, da non molto arrivato a Trieste, si è accorto di questa violenza collettiva di ‘autorità’ e pubblico e ha deciso di intervenire. È nato così un variabile gruppo d’intervento chiamato Linea d’Ombra.

In questa piazza, quindi, un piccolo gruppo di circa dieci persone, e spesso anche meno, interviene quotidianamente da anni, recando, prima di tutto solidarietà: si articola necessariamente quali cura sanitaria, cibo, vestiario, per un periodo che può durare dal pomeriggio alle prime ore del mattino.

La solidarietà passa prima di tutto attraverso il corpo. Riconosce ai corpi migranti il diritto metastatuale di andare dove vogliono: una scelta etico-politica.

Oggi il lavoro di Linea d’Ombra è pesantemente aggravato dall’inadempienza istituzionale per oltre trecento migranti in prima accoglienza, che non trova posto nei luoghi deputati perché stracolmi, i quali gravitano da mesi intorno alla piazza che noi chiamiamo del Mondo, in condizioni psicofisiche stressanti: scarti umani cui noi, al limite veramente delle nostre capacità anche fisiche, cerchiamo di riconoscer dignità.

E siamo gli unici.

Infine, in piazza compare anche, ad iniziativa di una di noi, il lenzuolo della memoria, inventato dalle Madres dei desparecidos nelle migrazione dal Sudamerica verso gli USA attraverso il Messico, su cui gli stessi migranti ricamano i nomi dei loro amici e compagni di viaggio scomparsi: morti poco noti e spesso volutamente non comunicati dai vari Stati di attraversamento.

Perché anche nella Rotta balcanica si muore, non solo nel Mediterraneo, dove è in atto una strage di cui, in varia misura, siamo tutti responsabili.

1 commento su “Il lenzuolo della memoria”

  1. [..] Perché anche nella Rotta balcanica si muore, non solo nel Mediterraneo, dove è in atto una strage di cui, in varia misura, siamo tutti responsabili [..] 🫵🏻

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