Nuova pista, nuovi rischi

Aeroporto di Peretola, si ricomincia: l’iter per la “nuova” pista è ripartito, la popolazione che abita la Piana e i movimenti a difesa della salute sono tornati a manifestare il 30 settembre contro un’opera inutile e incompatibile con il territorio. Perché dobbiamo pre-occuparci? Innanzitutto perché non vogliamo stare nella semplificazione riduttivista di chi non fornisce dati epidemiologici (che parlano delle conseguenze dei sorvoli) e rassicura con frasi tipo “il cono di volo sarà orientato in un’area aperta fra Campi Bisenzio, Capalle e Prato” (semplicemente il problema arriverà ad altri).
La salute, sostiene Enzo Ferrara (2023), si configura quale “costruzione dinamica possibile solo se alcuni prerequisiti fondamentali sono soddisfatti”, se può essere data risposta ai bisogni essenziali: a) bisogno di vivere in un luogo “sicuro”, b) avere disponibilità di acqua e cibo, c) accedere all’istruzione e ai servizi sociosanitari, d) vivere in una dimensione senza violenze dovute a conflitti e guerre (Vivere in Pace).
Ci chiediamo se il territorio della Piana oggi fornisca garanzie a tutela della Salute Pubblica, partendo dalla sicurezza di stare in un ambiente salubre e non inquinato; ci preoccupiamo di quanto l’aeroporto impatti sulla salubrità, ricorrendo anche ai numeri utili, quelli che possano aiutarci a comprendere le conseguenze di questa opera (inutile) sulla salute ambientale.
In uno studio compiuto su dati di laboratorio che coinvolgono lavoratori esposti e popolazione che vive nelle vicinanze degli aeroporti, si dimostra quanto il rumore (espresso anche dalle persone che vivono vicine alle zone con un alto inquinamento acustico: “non riesco a parlare / sentire chi parla, quando passa un aereo”, “non riesco a dormire la notte”…) possa essere di impatto, temporaneo o permanente, sulle funzioni fisiologiche; si riscontrano: modificazioni della viscosità del sangue, dei lipidi, degli elettroliti, aumento della pressione arteriosa; aumento dei fattori di rischio per: ipertensione, ischemia, mal di testa, disturbi del sonno ecc. (C. Ancona et al., 2014).
Altri studi riguardanti le determinanti la salute nel vivere vicino agli aeroporti, oltre il rumore, riferiscono sulle emissioni di CO2: la ricerca mostra che negli ultimi 10-15 anni poche compagnie aeree mondiali hanno messo in atto strategie volte a ridurre le emissioni di CO2, eppure ogni anno l’OMS riferisce di oltre 12 milioni morti attribuibili a: inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo, esposizioni chimiche, radiazioni ultraviolette. Numerosi sono stati anche gli studi sul particolato (PM), emesso soprattutto in fase di decollo, tra le cause principali di malattie neuro-degenerative, infiammatorie e tumorali: l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha classificato il PM tra le sostanze cancerogene certe per cui non esiste soglia ammissibile di sicurezza (A. Litta, 2022).
I numeri forniscono prove che il traffico aereo sia tra le più importanti fonti di inquinamento acustico e dell’aria e danno per il rischio di contrarre malattie gravi; sarebbero urgenti interventi di risanamento e riduzione dell’ampliamento degli aeroporti esistenti (figuriamoci crearne di nuovi); eppure in Italia si assiste ad un ritardo nell’ammodernamento dei sistemi ferroviari metropolitani e non esiste un piano della mobilità che tuteli il Benessere collettivo.
Se vogliamo che le persone vivano meglio, potremmo accogliere l’invito di Alex Zanotelli (2022): “Esci di casa, unisciti agli altri, scendi in piazza per chiedere al potere di cambiare rotta”. Lottare a difesa e promozione della Salute della collettività è “un affare complesso”: richiede lo sviluppo di pensiero critico, che superi il riduttivismo iper-semplificante e individualista e soprattutto coinvolga le persone, che sono portatrici di saperi (derivanti dalle informazioni che devono essere condivise, rendendole comprensibili), bisogni di salute e “Sogni di Pace”.

Da Fuori Binario, novembre 2023

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