Non desiderare la roba d’altri

Questa è la storia di un comandamento dimenticato, di qualche bugia, di cattiva politica, di cementificazione di un’area verde ma soprattutto di una Chiesa che tradisce le parole di papa Francesco. Siamo a San Lorenzo a Greve, a pochi metri dal centro commerciale tra Firenze e Scandicci, lungo la tranvia. Dieci anni fa nasce il “Comitato Area verde San Lorenzo a Greve” per scongiurare la costruzione di una nuova chiesa in un parco, il cosiddetto Campone, e per aiutare le istituzioni a pensare ad una localizzazione alternativa in grado di soddisfare tutti (sarà trovata ma ignorata dagli enti preposti, ndr). Abbiamo incontrato Gianfranco Angeli, il portavoce, a cui abbiamo chiesto di raccontarci i dettagli.

Quando inizia la vicenda?
Nel 2012 l’Amministrazione comunale ha presentato una variante per consentire alla Curia di costruire una chiesa. Una cessione di un’area di circa 5.000 mq di verde pubblico. Noi che abitiamo e usiamo questo spazio ci siamo costituiti in comitato per affinché il verde pubblico rimanga tale e che la chiesa trovi spazio altrove, come indicato nei precedenti piani urbanistici. Abbiamo raccolto circa 1.600 firme e chiesto assistenza ad uno studio legale.
Vi siete rivolti alla parrocchia?
L’unico rapporto con don Marco risale al 2014. Ci ha spiegato che l’area non l’aveva scelta lui e che non avrebbe perso l’occasione di avere una nuova chiesa. In dieci anni abbiamo chiesto per ben tre volte anche un incontro con il cardinale Betori. Lui personalmente non ci ha mai ricevuto. Eppure tra noi ci sono credenti, siamo per la libertà di culto e non siamo assolutamente contro la costruzione della chiesa. Per tre volte i suoi delegati ci hanno detto che prima dovevano apprendere e poi riferire. Successivamente il cardinale ci ha scritto rimanendo nella sua posizione: la chiesa doveva essere costruita lì perché non c’erano altri spazi e che il luogo “lo aveva scelto il Comune”.
Voi sapete però che su quest’ultima affermazione mentiva.
Sì, abbiamo una copia dell’osservazione dell’Arcidiocesi, la numero 613 del 14/7/2014 in cui “si chiede che il Regolamento Urbanistico […] preveda un’area di circa 5.000 mq per la costruzione del nuovo complesso parrocchiale di San Lorenzo a Greve, in particolare chiede che detta area sia individuata dalla particella 881 F85 […] destinata dal RU a verde pubblico esistente”. Va sfatata quindi la storiella che sia stata l’Amministrazione in modo autonomo a scegliere l’ubicazione.
Come si sono comportati il Comune e il Quartiere?
Male. Non abbiamo mai avuto buoni rapporti. Hanno sempre appoggiato e difeso la tesi della Curia: assessori comunali, presidenti di Quartiere, presidenti di Commissione.
Il tempo passa, entro fine anno verrà approvato il Piano operativo.
Abbiamo presentato ben 13 osservazioni, tra cui una sul rischio idraulico. Abbiamo allegato anche due proposte alternative. La chiesa potrebbe essere costruita, con le stesse volumetrie, a soli 80 metri dal Campone. La prima soluzione è la più semplice e a costo zero, riguarda la permuta di terreni tra Comune e Curia; la seconda prevede una permuta e l’acquisizione di un terreno per 4.500 mq. Questa soluzione permetterebbe la costruzione della chiesa, il mantenimento dell’area del Campone e un incremento di verde di ben 6.000 mq. Cos’altro desiderare?
Cosa ne pensa la Curia?
Abbiamo chiesto di incontrare il cardinale, ma per il suo segretario l’incontro è inutile, dobbiamo rivolgerci all’Amministrazione. Ci siamo rivolti al papa raccontando la nostra storia e il trattamento ricevuto. Restiamo basiti da come vengano tradite le parole espresse nel capitolo dell’enciclica Laudato Si’ dedicato al “Dialogo e alla trasparenza nei processi decisionali” in cui si legge che: “È sempre necessario acquisire consenso tra i vari attori sociali, che possono apportare diverse prospettive, soluzioni e alternative. Ma nel dibattito devono avere un posto privilegiato gli abitanti del luogo, i quali si interrogano su ciò che vogliono per sé e per i propri figli, e possono tenere in considerazione le finalità che trascendono l’interesse economico immediato”.
Il papa si concentra anche sulle azioni di controllo.
Sì, scrive che “La partecipazione richiede che tutti siano adeguatamente informati sui diversi aspetti e sui vari rischi e possibilità, e non si riduce alla decisione iniziale su un progetto, ma implica anche azioni di controllo o monitoraggio costante. C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni”. 1.600 persone hanno firmato per chiedono un cambio di rotta, quindi ci appelliamo alla Chiesa affinché sia ancora una volta“Mater et Magistra”, profetica e coraggiosa, scegliendo la strada dell’ascolto vero e della rinuncia umile e quindi utile.
Cosa farete adesso?
Restiamo sulle nostre posizioni, non ci arrendiamo. Abbiamo spiegato che l’area del Campone è nel Piano regolatore vigente un’area verde a tutti gli effetti. Inoltre l’area del Campone è una compensazione dovuta alla cementificazione compiuta dal centro commerciale. È quindi doppiamente un bene comune. Continuiamo inoltre a chiederci perché il parroco, il cardinale, la Curia, la Chiesa fiorentina, insistano nel desiderare proprio quell’area, quella particella, pur avendo a disposizione terreni e alternative praticabili. Il dubbio che ci è venuto è che forse si sono dimenticati del decimo comandamento: “Non desiderare la roba d’altri”.

Da Fuori Binario, novembre 2023

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