Un’esperienza di “giornalismo redistributivo”. Una Comunità resistente. Relazione attività 2023


La premessa e una proposta

Il contesto

Fuori Binario entra nel suo trentesimo anno di vita in un contesto sociale, politico, economico e internazionale forse tra i più difficili in cui abbia mai operato.

Sinteticamente. Tutti gli indicatori economici segnalano un aumento delle diseguaglianze. Il governo vara misure contro i più poveri (a partire dalla cancellazione del reddito di cittadinanza) e favorisce chi ha più risorse, inasprisce le pene contro i più fragili, premiando allo stesso tempo i colletti bianchi. In tutto il Paese si palesano emergenze fasciste le cui idee ispirano l’azione del governo e del parlamento, a partire dalle politiche che portano all’eccidio dei migranti in mare o nella rotta balcanica. Le guerre sono diventate una pericolosa normalità: la mattanza di Gaza, mistificata dai media, è tollerata nell’indifferenza dei più.

Le opposizioni parlamentari sono inefficaci. Le opposizioni sociali vengono colpite e represse dalla polizia (soprattutto quelle più avanzate sul clima e sui diritti, come casa, lavoro, scuola, carcere, sanità, migranti). 

Allo stesso tempo l’informazione mainstream asseconda e accompagna, con le dovute e preziose eccezioni, l’azione dei dominanti, lanciando campagne di denigrazione contro gli oppositori sociali: gli “imbrattatori di opere d’arte”, i “fannulloni sul divano”, i “terroristi no tav”, gli “operai sovversivi” e via dicendo. Produce allo stesso tempo distrazioni di massa: dai pandori al calcio, passando da Olindo e Rosa. Esistono redazioni e giornalisti con la schiena dritta, ma spesso le pressioni e le ingerenze degli editori minano l’autonomia delle testate e costringono alla resa chi tenta di resistere. Val la pena di ricordare a tal proposito il caso di Raffaele Oriani che ha interrotto la sua collaborazione a Repubblica per il modo con cui il giornale racconta cosa sta succedendo in Palestina.

A quanto pare la lotta di classe esiste e i ricchi la stanno vincendo alla grande. 

La Comunità resistente

Per questo l’esistenza della nostra Comunità – che definiamo resistente – è fondamentale per dimostrare che no, c’è qualcuno che si oppone e lo fa sovvertendo le regole del mercato capitalista su un doppio binario: dando un reddito di sussistenza ai senza dimora, più in generale ai poveri, e costruendo, pagina dopo pagina, un’informazione e una cultura alternativa, capace di mettere al centro i diritti della persona e il rispetto dell’ecosistema, scalfendo così il dogma assoluto della persona come merce di scambio, del consumo delle risorse naturali, della competitività, del profitto.

Il gruppo di attiviste e attivisti che attualmente produce il giornale si è costituito, con pazienza e cura, a partire dal gennaio 2021, quando ho ricevuto l’incarico di direttore responsabile della testata. Il mandato era quello di risollevare le sorti di un giornale in piena crisi e annichilito a causa dell’assenza per malattia di Maria Pia, che per oltre 25 anni ha governato la redazione con autorevolezza e capacità.

Il primo numero dell’attuale serie, il 227 del marzo 2021, esce così in piena emergenza a causa della concomitante pandemia, con un piano editoriale condiviso via Zoom in riunioni di redazione che, a pensarci ora, potremmo definire alienanti. Nonostante le difficoltà oggettive – i contagi e i confinamenti continuavano imperterriti – riuscimmo a darci un’organizzazione che ha permesso al giornale di ripartire.

È in quelle settimane che vengono coinvolte nel progetto nuove energie, vengono invitate a partecipare persone attive nei movimenti e giornalisti impegnati nel qualificare una professione oggi allo sbando. Si forma così un gruppo ricco di competenze, passione e voglia di fare che mese dopo mese riesce ad innalzare la qualità di un giornale unico nel panorama nazionale.

Un impegno unico

Gli obiettivi che il giornale ha perseguito in questi tre anni sono gli stessi del 1994: dare un reddito di sussistenza a chi vende il giornale in strada; dare ai lettori informazioni e strumenti critici per comprendere – e tentare di rimuovere – le cause strutturali, politiche, economiche e culturali che producono povertà, esclusione sociale, sofferenza. Al centro dei nostri contenuti restano sempre i diritti sociali e la costruzione di una cultura critica dell’esistente.

Lo abbiamo fatto innovando, rinnovando e accrescendo pazientemente la partecipazione al progetto; riformando graficamente il giornale; aumentandone contenuti e foliazione; costruendo reti e rapporti che permettessero ad altri, protagonisti della società civile cittadina, di adottare una testata che fino a quel momento aveva per la sua unicità contribuito alla storia del terzo settore e del giornalismo. Basti avere presente un dato. In Toscana sono attive poco meno di 30.000 istituzioni non profit e circa 470.000 volontari impegnati nelle più disparate attività: dall’accoglienza ai doposcuola, dal lavoro coi migranti a quello con gli anziani, dai mercatini di beneficenza alla distribuzione alimentare. Nessuno tra questi edita un giornale di strada che dia un reddito a chi lo vende.

Un giornale libertario, figlio di un’intelligenza collettiva

Per dare seguito a tutte le nostre buone intenzioni ci siamo naturalmente dati un metodo di lavoro. Ormai siamo grandi per capire che non basta agire rapsodicamente o confidare nella provvidenza per risolvere quei problemi connaturati a qualsiasi organizzazione complessa, seppur di piccole dimensioni. Bisogna saper pensare una strategia funzionale al progetto e agire di conseguenza. Con responsabilità.

Abbiamo così compiuto un’analisi dei bisogni e individuato come pratica utile quella dei gruppi di azione sulle singole istanze, rappresentate poi nelle riunioni di redazione. Sono così nati i gruppi redazione, desk, impaginazione, ritiro e diffusione, internet, luoghi amici, Alfabeto, Fuori dal Tunnel, Radio e, ultimo arrivato, Vignette. Quando abbiamo avuto bisogno di competenze o di qualcosa che non avevamo, ci siamo scossi e lo abbiamo cercato, senza perdere tempo. Il caso della nascita del gruppo impaginazione ha fatto scuola.

È importante a questo punto sottolineare la natura del nostro attivismo. Sotto la testata del giornale da sempre c’è scritto “autogestito e autofinanziato”. Due termini “politici” su cui va fatta una riflessione. Nel mondo associativo libertario, l’autogestione si basa su una condivisione di obiettivi comuni e sulla compartecipazione al lavoro, suddividendo i compiti di ognuno per quel che sa e per quel che può, cercando nel tempo di allargare la partecipazione. Altra parte fondante dell’autogestione è che la produzione di queste esperienze deve garantire l’efficienza economica (sennò la tipografia non si paga) ma anche contribuire nella gratificazione e alla realizzazione della persona che vi si impegna (sennò ci basterebbero le beghe delle nostre vite al di fuori del giornale).

Dalla parte degli oppressi, sempre

Questo modello rispondeva a quanto promesso nell’editoriale di presentazione della nuova serie scritto in quell’ormai lontano marzo 2021, quando dichiarammo di voler fare “un giornale figlio di un’intelligenza collettiva, formata dal desiderio di emancipazione dei più fragili, dalla pazienza e dalla generosità dei volontari, dalla passione civile di giornalisti di professione. Lo faremo, tutti, gratuitamente”. Ci appellavamo anche ai lettori: “Senza le vostre sollecitazioni e senza il vostro contributo economico ai nostri distributori, il nostro compito a difesa delle persone contro il potere e, soprattutto, degli oppressi dai loro oppressori, sarà certamente più difficile”. Seguendo la traccia segnata dai fondatori nel 1994 ribadivamo così il nostro impegno a stare sempre, senza infingimenti, trappole semantiche, o farlocchi appelli alla legalità, dalla parte degli oppressi.

A cosa ha portato la condivisione di questo spirito comunitario? In questi anni ogni aspetto della produzione del giornale è stato rivisto e migliorato, in queste note alcuni spunti e qualche indicatore per rendere più chiari gli effetti di questo lavoro.

Prima le persone

Inizio ringraziando tutti e tutte coloro che contribuiscono alla riuscita di Fuori Binario. Se tre anni fa ci contavamo sulle dita di una mano o poco più, ad oggi sono attive più di 100 persone tra redazione, diffusori, attivisti e attiviste dei luoghi amici, volontari e supporter. A cui sia aggiungono chi compra ogni mese il giornale in strada o in abbonamento.

Puntualità

I 31 numeri pubblicati in questi tre anni sono sempre usciti con puntualità i primi giorni del mese.

Tipografia

Puntualità anche nei pagamenti: ad oggi siamo in pari con le fatture.

Diffusori

Il numero dei diffusori è passato da 6 (marzo 2021) a 22 (dicembre 2023).

Luoghi amici

Sono 26 i luoghi in città che ospitano il giornale. Questa è una vera e propria innovazione, nata dall’intuizione che sono molti i soggetti organizzati disponibili con passione e generosità a sostenere un’esperienza come la nostra. Abbiamo proposto loro, nel tempo e con pazienza, di acquistare un numero fisso di copie al mese e di pagarle 2 euro l’una. Questo ci consente di ottenere un doppio risultato: contribuire alla “cassa comune dei diffusori”, permettendo loro uno sconto sul costo di acquisto della singola copia o l’accesso alle “borse lavoro”, e allo stesso tempo aumentare la diffusione.

Sito

È stato completamente rinnovato: oltre ad avere una parte istituzionale ha una sezione dedicata alle notizie e una all’archivio.

Il canale Whatsapp

È stato attivato un canale pubblico per dare informazioni tempestive alle persone interessate al nostro lavoro, attualmente abbiamo 402 iscritti.

Social

Siamo presenti su Facebook e Instagram dove pubblichiamo slide degli articoli principali, delle iniziative, dei corsi, degli eventi. ecc

Eventi

La redazione ha organizzato cene, aperitivi ed eventi, spesso nei luoghi amici, a sostegno del giornale. Grazie ad essi sono entrati circa 2.500 euro.

Formazione e iscrizione all’Albo dei giornalisti

Nel 2023 Fuori Binario ha proposto un corso di giornalismo di base, autoprodotto, gratuito ed aperto a tutti, in cui sono stati affrontati temi molto importanti per chi si avvicina alla scrittura giornalistica: la notizia, la scrittura, l’intervista, l’inchiesta. Le giornate sono state molto partecipate e al termine due persone che distribuiscono il giornale, e allo stesso tempo vi scrivono, hanno deciso di perseguire l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti, impegnandosi nei prossimi due anni a scrivere 20 articoli retribuiti come previsto dalle norme. Per la prima volta nella storia di Fuori Binario due persone scrivono con continuità e vengono pagate 30 euro ad articolo per avere il tesserino da giornalista. Si tratta per loro di un altro piccolo pezzetto di reddito che si somma a quello delle vendite in strada.

Strumenti di lavoro

Vista l’assenza cronica di computer performanti presso la redazione ci siamo attivati e abbiamo ottenuto 4 pc desktop usati perfettamente utilizzabili per scrivere e navigare su internet, quanto serve ai redattori.

Riconoscimenti

Il lavoro fatto da Fuori Binario in questi anni ha avuto dei riconoscimenti di vario tipo. Non solo sono cresciuti i percettori del reddito di sussistenza, i mediattivisti, la tiratura e i luoghi amici: abbiamo infatti ricevuto il Premio “Li omini boni” per l’impegno profuso verso le persone più fragili e diverse testate si sono occupate di noi, in particolare Radio Tre Rai con le trasmissioni Fahrenheit, Prima pagina e Pagina 3; Gr1 Rai, Tgr Toscana, Controradio, diversi giornali e televisioni locali. Anche l’Ordine e il sindacato unitario dei giornalisti (FNSI) hanno riconosciuto la valenza del nostro lavoro.

Due conti

Dall’analisi dei dati* relativi al numero pubblicato nel dicembre scorso, l’ultimo del 2023, si evince come il giornale registri, grazie ad un’oculata programmazione delle attività, un avanzo di 256 euro. 

ENTRATE 1.798 euro
958 euro diffusori
545 euro luoghi amici
295 euro abbonamenti (media dei 108 paganti per 30 euro su 11 mesi)

USCITE 1.542 euro
1.482 euro tipografia
40 euro spedizione postale
20 euro cancelleria

ATTIVO  + 256 euro

*Il bilancio 2023 è in corso di elaborazione

Contributi e finanziamenti

In questi tre anni su input diretto della redazione sono stati presentati e finanziati 3 progetti (Collettivo Gkn, Regione e Fondazione CRF) per un totale di 8.900 euro. Per l’organizzazione di un evento per il trentennale del giornale è inoltre in corso di perfezionamento un contributo di ulteriori 5.000 euro (Anci Toscana).

Complessivamente si tratta di entrate per 13.900 euro garantite all’editore Periferie al centro grazie alle relazioni interne alla redazione.

Altri 2.000 euro (nel solo 2023) sono arrivati dagli abbonati.

Un’organizzazione da valorizzare

A cosa serve questo lavorìo, spesso misconosciuto? Serve a garantire che i diffusori possano ricevere le copie desiderate da vendere in strada puntualmente ogni inizio di mese. Si tratta di un lavoro dietro le quinte, visibile solo a chi ha la capacità di comprendere le implicazioni di un’organizzazione complessa, diffusa nello spazio e nel tempo. Un impegno dispendioso ma allo stesso tempo prezioso, perché consente una distribuzione delle responsabilità, valorizza l’impegno di ognuno e consente di realizzare i nostri obiettivi. Si tratta di un lavoro basato sulle relazioni umane, sui rapporti tra persone dalle più disparate provenienze con valori e culture di riferimento condivise. 

La città ci ha adottato

Fatte queste valutazioni, a tre anni esatti di distanza dal marzo 2021, possiamo affermare che il giornale è ripartito sia dal punto di vista dei contenuti che da quello dei conti economici, un ottimo viatico per festeggiare il nostro primo trentennale. Cito dalla rubrica Resistenze del gennaio 2024:

“Nel 2024 Fuori Binario compie 30 anni in ottima salute. Dopo aver superato la difficile prova pandemica, la comunità che lo anima ha rilanciato un giornale pressoché unico per obiettivi, caratteristiche, ricadute sulle persone che ne ricavano un reddito. In questi anni è stato letteralmente adottato dalla città: la tiratura è aumentata del 65%, la foliazione è stabilmente di 16 pagine, gli abbonati crescono, la rete dei luoghi amici è composta da 26 meravigliose realtà che ci sostengono mese dopo mese e che vi invitiamo a scoprire, anche il numero dei diffusori in strada è triplicato. Un dato, quest’ultimo, per noi controverso, visto il drammatico incremento della povertà e delle diseguaglianze.

L’aspetto però che ci affascina di più è il numero di persone che permette l’esistenza del giornale e che contribuisce a rendere viva la nostra “comunità resistente”: oltre 100 donne e uomini che offrono parte del loro tempo, delle loro competenze, della loro sensibilità ed empatia, affinché i primi del mese successivo il giornale sia in strada, nelle mani di coloro che ne ricavano un reddito. Il giornale è così concretamente autogestito e autofinanziato, come indicato da sempre sotto la testata, figlio di una proprietà diffusa e di una cultura ricca di diversità che si riflette nelle scelte editoriali.

Aspetti fondamentali che permettono a Fuori Binario di produrre un’informazione libera e indipendente, fuori da ogni condizionamento come stabilito dai fondatori nel lontano 1994, e che, trent’anni dopo, ci consentono di festeggiare insieme a voi questo importante traguardo”.

Naturalmente questo risultato può cambiare al mutamento delle variabili in campo ma soprattutto alla capacità che avremo nel saper giocare in squadra.

Dare continuità all’esistente

L’obiettivo del nostro impegno nei prossimi mesi sarà quello di consolidare i risultati ottenuti e cercare percorsi di crescita in ogni ambito di nostra pertinenza. In sintesi si propongo di:

  • Rafforzare la presenza in città del giornale, se possibile con nuovi diffusori e consolidando/aumentando i luoghi amici. Da organizzare anche diffusioni di gruppo, tipo il sabato mattina o agli eventi più importanti. 
  • Cercare bandi pubblici/fondazioni/privati che ci consentano di coltivare nuove idee e proposte, tra le quali finanziare le “borse lavoro” interne (vedi sotto).
  • Organizzare eventi di sottoscrizione come cene, aperitivi, spettacoli, se possibile in collaborazione dei luoghi amici.
  • Aumentare il numero di abbonati, curare meglio e di più chi è già abbonato.
  • Acquisire pubblicità – come è stato già deliberato – quando rispetta dei criteri condivisi: negozi di vicinato, associazioni, librerie, spettacoli teatrali, festival culturali, sale cinema e altre entità assimilabili alla nostra esperienza per principi, ideali, storie, ecc..
  • Revisionare le spese, per abbattere i costi a parità di servizio offerto.

Pensare al futuro: le “borse lavoro”

Nonostante le cose vadano bene per il giornale, e di riflesso per chi lo distribuisce, sento che è necessario fare di più per ottemperare meglio all’obiettivo fondativo di Fuori Binario. Torno quindi all’inizio di questa relazione, all’aumento delle diseguaglianze, alle nuove politiche del governo contro i poveri, alle difficoltà sempre crescenti che vivono sulla loro pelle. 

Come obiettivo dell’anno propongo di pensare all’istituzione di quelle che al momento definirei “borse lavoro” interne. Si tratterebbe di valorizzare le attività intrinseche alla produzione del giornale e affidarle a chi, tra i diffusori, da tempo e con continuità, le svolge a titolo volontario. 

Faccio un esempio per intenderci e poterne discutere con calma nelle prossime settimane: tutti i mesi una persona ha l’incarico di portare i pacchetti di copie ai luoghi amici, questo lavoro, della durata di una giornata, potrebbe essere valorizzato a 50 euro da dare come contributo a chi lo svolge. E così via per le altre funzioni (spedizione postale, ecc). 

Naturalmente questa proposta può funzionare solo con il giornale in attivo e con il reperimento di risorse ulteriori (eventi, progetti, donazioni, abbonati, luoghi amici, ecc.). In questo modo assolveremmo meglio al nostro mandato statutario aggregando nuove risorse da stornare alle persone in difficoltà. A questo serve il nostro impegno.

***

Postilla

Nelle ultime settimane l’associazione Periferie al centro ha lanciato alcuni allarmi sulla sua tenuta economica. 

Si tratta di allarmi preoccupanti per diversi motivi: perché tra le sue varie attività al momento edita anche il giornale; perché arrivano in assenza di un bilancio che consenta di ragionare a ragion veduta; perché minano l’esistenza stessa del giornale.

Pur riconoscendo in Fuori Binario l’unica fonte di finanziamento regolare dell’associazione, i messaggi arrivati in redazione – in occasioni più o meno formali, con destinatari a geometria variabile -, non valorizzano i risultati positivi del nostro lavoro. Costringono piuttosto la redazione ad un’austerità forzata. Si paventa infatti una “riduzione delle pagine” o la “non autorizzazione delle spese” (partendo da quelle tipografiche). Paradossalmente si è arrivati ad avvertire che Fuori Binario potrebbe chiudere. Eppure è l’unica tra le attività di Periferie al centro ad essere in attivo.

Si tratta ovviamente di allarmi destabilizzanti per una redazione che con fatica, in questi tre anni, ha costruito sulle buone pratiche e sulla fiducia – e per questo è sempre stata attrattiva -, un metodo di lavoro che ha portato ai buoni risultati su citati.

Aver prospettato la chiusura del giornale ha preoccupato inoltre quei venditori che mese dopo mese sopravvivono proprio grazie al piccolo reddito derivante dalla vendita di Fuori Binario. Si tratta di persone in estrema difficoltà economica che su questa certezza basano la loro vita quotidiana.

Tenuto conto del positivo bilancio sociale ed economico di Fuori Binario, l’auspicio è, naturalmente, che queste ipotesi vengano ritirate.

Gli ultimi 30 anni hanno dimostrato come la Comunità resistente che anima il giornale sia capace di resilienza e in grado di fronteggiare le emergenze economiche, politiche, umane. Sarà così anche questa volta: ad esempio abbiamo sondato alcuni luoghi amici e diversi di essi potrebbero ospitare i lavori della redazione, avvantaggiando così l’associazione nella gestione di una sede che oggi appesantisce per un terzo il bilancio ed è in parte sottoutilizzata.

La nostra Comunità resistente è al momento però, per sua stessa natura, solidale con l’associazione. In particolar modo se le difficoltà economiche dovessero manifestarsi concretamente una volta chiuso il bilancio. 

Parrebbero di buon auspicio alcune delle parole apparse i primi dell’anno nel messaggio che invita ad associarsi a Periferie al centro. Registriamo con favore una presa di coscienza della realtà, si dice che qualcosa nella gestione va cambiato, si riconosce che non bastano solo le chiacchiere, che la necessaria regolarizzazione gestionale non è sufficiente. Si arriva a riconoscere che serve finalmente una strategia di sviluppo.

Con spirito collaborativo ci permettiamo di suggerire una strada che, se perseguita, potrebbe dare sostanza a queste buone intenzioni invertendo così la tendenza negativa registrata in questi anni. Esortiamo quindi l’associazione affinché si doti – con urgenza e senza ulteriori indugi – di una governance e di un’organizzazione efficace ed efficiente, capace di progettualità e attenta alle opportunità pubbliche e private date all’associazionismo, che permetta nel medio periodo di attrarre volontari e anche quelle risorse economiche necessarie per adempiere pienamente al mandato. 

Per dare sostanza a queste parole serve quindi, a parer nostro, una presa di responsabilità chiara a cui faccia seguito l’elaborazione di un piano di lavoro e, per realizzarlo, azioni molto concrete e immediate. Un passo alla volta e con rispetto del lavoro volontario degli attivisti coinvolti. 

Le sole parole, appunto, non servono più. Nelle prossime settimane capiremo se alle buone intenzioni seguiranno i fatti. 

La redazione tutta si augura naturalmente il superamento di questa fase, ci assoceremo e saremo presenti, ovviamente ognuno con i tempi e i modi con cui potrà e vorrà.

Continueremo perciò ad essere determinati e responsabili, lavoreremo affinché il nostro impegno sia in grado di produrre un giornale sempre più interessante per contenuti, efficace per i diffusori e utile a dare forza alle altre attività dell’associazione. Lo faremo come al solito avendo cura di rafforzare l’autonomia e l’indipendenza della testata, ampliando le relazioni a supporto del nostro lavoro, portando avanti idee e innovazioni in grado di attrarre possibili contributi e finanziamenti attraverso una rinnovata progettualità. Il fine ultimo è quello di dare ogni euro che non finisce al tipografo ai senza dimora, ai poveri, a chi distribuisce il giornale per avere un reddito, per sopravvivere.

La nostra esperienza di “giornalismo redistributivo” va tutelata e questa redazione la difenderà sempre, come del resto ha fatto in questi anni. Dal 2024 perseguiremo anche il nuovo obiettivo delle “borse lavoro”. A Fuori Binario nessuno guadagna un euro, il lavoro, seppur tanto e complesso, è tutto volontario e frutto della passione che ognuno di noi declina per garantire il successo della nostra missione: dare un reddito di sussistenza tramite il giornale a chi vive in condizioni di difficoltà economica. 

Continueremo a farlo.

Cristiano Lucchi e la redazione di Fuori Binario
[documento approvato dall’assemblea di redazione il 15 gennaio 2024]

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