Intrecci possibili in periferia

Più che la città si fa inospitale, proponendo un modello obsoleto di individualismo onnivoro lanciato verso infelicità certa, più che si aprono, se si avverte il bisogno di andarli a cercare, spazi in cui invece il tempo rallenta, si dilata, si ferma: bolle di resistenza gentile e colorata in cui sia finalmente possibile celebrare il sacro rito dell’incontro.
Così, letteralmente a fianco della stazione operaia di Rifredi, in una periferia lentamente recuperata al degrado, si apre una vetrina inattesa, accogliente e garbata. Il Centro di Teatro Internazionale, diretto dalla regista e pedagoga teatrale Olga Melnik e animato dall’attività di un gruppo di appassionati collaboratori e collaboratrici, trova finalmente casa qui nel 2020 quando, in piena pandemia e dopo una lunga itineranza sul territorio di Firenze e dintorni, acquista, restaura e apre al pubblico la sala polivalente che oggi si chiama Spazio CTI, da qualche mese anche Luogo amico dove trovare e leggere Fuori Binario.
E sempre qui, oltre al programma di spettacoli e corsi (consultabile sul sito dell’associazione), nella primavera del 2023 ha inizio il progetto “Intrecci”, che ben presto si apre alla collaborazione con Sheep Italia,

aderendo all’iniziativa “Gomitolo sospeso” per la realizzazione di coperte di lana per i senza dimora. Per un pomeriggio al mese (ma c’è l’idea di incrementare la frequenza degli appuntamenti), questo singolare spazio di coworking artistico si riempie magicamente di gomitoli, matasse, uncinetti, ferri da calza, aghi e fili, teste chine sul lavoro di assemblaggio di quadratini 15×15, orecchie intente all’ascolto di letture ad alta voce, riflessioni condivise, progetti comuni, ricordi, storie da dipanare insieme, canzoni, poesie, trame da tessere oltre il tempo circoscritto del presente.
Qui, ciascuna e ciascuno può portare la forza della sua fragilità, la sua parola come il suo silenzio e intrecciarli nel segno del lavoro collettivo e solidale.
“È un luogo creativo in cui sentirsi liberi di esprimersi ma anche di non esprimersi” (Valentina), in cui vibra la potenza curativa che nasce dal gesto antico di sfregare ferri e uncinetti, un’occasione per ricordare come “nel nostro oggi, dove possiamo avere tanti oggetti semplicemente premendo un tasto, le cose vere continuano ad aver bisogno di una fatica, di un impegno di una dedizione” (Olga).
È, ancora, il cerchio della “tradizione” (nel senso letterale di passaggio di conoscenze), il camino virtuale attorno a cui trovarsi “prendendosi tutto il tempo che ci vuole” (Tiziana) per consegnare saperi e illuminare questi nostri tempi sempre più bui.
È, infine, un luogo vivo, caldo, reale e interiore, una lampada accesa contro la dittatura dei “non luoghi” (come li chiamava l’antropologo Marc Augé, riferendosi a centri commerciali, aeroporti, strade) della velocità, dell’indifferenza e del consumismo che ad ogni passo rischiano di ingoiare le nostre indaffarate giornate cittadine.

Le coperte di Sheep per i senza dimora


Sheep Italia con lo slogan “Ci occupiamo di diritti umani. Anche dei tuoi”, realizza coperte di lana grazie al lavoro volontario di migliaia di persone. Coperte che durante l’inverno, in collaborazione con l’associazionismo, verranno distribuite alle persone senza dimora costrette a vivere all’aperto. A far nascere questa realtà nel 2019 è l’attore e giornalista Saverio Tommasi con l’obiettivo di “accarezzare le fragilità e andare incontro a chi ha avuto un inciampo nella vita, ci interessano le persone e la felicità”.
L’idea delle coperte è molto semplice e tutti possono partecipare, anche da casa propria, da soli o in compagnia. Basta realizzare con i ferri (dal 4 al 7) o all’uncinetto, uno o più quadrati di 15 cm di lato, l’importante è scegliere filati caldi di lana, misto lana e non interamente sintetici, adatti quindi a riparare e dare conforto quando la temperatura cala. Spazio aperto alla creatività naturalmente, si possono infatti comporre disegni di qualsiasi colore, inserire trame o parole, trasformare il quadrato di lana in un’opera d’arte. Una volta terminati, i quadrati finiti (il numero è a piacere, ne basta anche solo uno per contribuire al progetto) vanno spediti, previa foto con l’autore o l’autrice, a Sheep Italia che ha sede in via delle Masse 30 a Montelupo Fiorentino. Lì altri altri volontari assemblano i quadrati producendo così le coperte. Chi ha molto tempo, o grande desiderio di consegnare un lavoro compiuto, può fare l’intera coperta, quadrato dopo quadrato, purché le dimensioni finali siano 90×180 cm o 60×120 cm. Chi vuole può anche partecipare all’iniziativa “Gomitolo sospeso” che si tiene allo Spazio CTI di Rifredi.
Ma non di sole coperte è fatta la proposta di Sheep. Ogni sei mesi parte infatti un nuovo progetto di formazione al lavoro per quattro donne in situazione di fragilità, finalizzato all’insegnamento di un lavoro (cucito e maglia) e all’ottenimento di un attestato che permetta loro di entrare nel mercato del lavoro, iniziando così un percorso di autodeterminazione. Le Borse lavoro – così si chiamano – si svolgono dal lunedì al venerdì mattina grazie alle volontarie Sheep e delle Curandaie, altra meritoria associazione che ha sede nel quartiere delle Cure a Firenze. Se necessario Sheep e Curandaie agiscono anche su questioni cosiddette laterali, ma fondamentali, come il sostegno per l’apertura di un conto corrente, per la spedizione di una raccomandata alle Poste, per prenotare una visita medica. Le realizzazioni di chi partecipa alle Borse lavoro vengono poi vendute e il ricavato finanzia altri avviamenti al lavoro. Sheep organizza anche gruppi con persone vulnerabili per imparare a lavorare a maglia. E mentre si apprende, grazie a due volontarie, un’educatrice lavora alla ricostruzione delle singole biografie, valorizzando l’intreccio delle narrazioni.
Tutti i progetti di Sheep Italia sono finanziati grazie a donazioni singole o piccoli contributi regolari mensili. Le info per partecipare? Su sheepitalia.it

Da Fuori Binario, novembre 2023

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