Il cameriere non è un lavoretto

Cosa c’è dentro lo Spritz bevuto in piazza o sul Lungarno? Turni massacranti, paghe ridicole, nessuna garanzia: le testimonianze del collettivo Workers in Florence

Quel “lavoretto” che hai accettato per mantenerti agli studi diventa molte volte la tua unica prospettiva. Finisci per fare la stagione per molti altri anni, finché ti accorgi che non cresci, non hai sbocchi, e ti rassegni, oltre che ai turni massacranti e alla sottopaga, anche all’abitudine che per campare si fa così, si china la testa e si accettano passivamente condizioni di lavoro che calpestano i più elementari diritti delle persone. “Sono Gustavo e lavoro 10 ore al giorno dietro la cucina di un ristorante del centro fiorentino. Paga sei euro l’ora”, “Mi chiamo Marco, porto le pizze con il mio motorino senza tutele in caso di infortuni e prendo sei euro l’ora lordi grazie ai contratti tanto decantati dai sindacati”.

Sono racconti tratti dalla pagina di Workers in Florence in cui si raccolgono testimonianze di lavoratori e lavoratrici precarie, assunti con contratti ai limiti della legalità, dove gran par te del salario è rappresentato dal “fuori busta” che permette agli imprenditori di evadere. Storie di società dove con vivono forme diverse di contratti per la stessa mansione, piccole aziende al riparo dai riflettori: anche per questo chi vi lavora è isolato e facilmente ricattabile. Testimonianze frutto dell’esperienza dei lavoratori stagionali che fanno da controcanto ai titoloni di giornali dove ristoratori disperati alla ricerca di persona le fanno pensare a una generazione di lavativi, ad un paese pieno di “giovani che non hanno voglia di lavorare”, “contrari all’etica del sacrificio” e “dediti alla ricerca di soluzioni facili e scorciatoie per un reddito”.

Li abbia mo incontrati, quelli di Workers in Florence, un collettivo nato da giovani lavoratori e lavoratrici che si affacciano in un mondo del lavoro massacrato dalle riforme volute dai governi di centrosinistra e di centrodestra, e per i quali è difficile trovare un terreno comune per confrontarsi e organizzarsi. Un mondo del lavoro polverizzato in mille rivoli, immerso in una logica di cannibalismo in cui si stenta a riconoscersi come simili, in cui si è spinti alla competizione anche per ottenere un “lavoretto”. Eppure sono tutte simili le forme di sfruttamento dei lavoratori stagionali, anche in una città come Firenze che della sua vocazione turistica ha fatto perno economico. Micro, piccole e medie imprese dove spesso il rapporto di lavoro è individuale e non è garantito da alcuna forma di organizzazione sindacale. Un settore economico in cui si scopre, quando arrivano gli accertamenti dell ’Ispettorato del lavoro, che il 76% delle attività sono fuori regola. “Ma non è solo il lavoro stagionale nel turismo ad essere precario e privo di garanzie, è il lavoro delle cooperative di servizi, è il lavoro dei bibliotecari, delle ditte in appalto, dei riders, ma anche delle aziende tessili, e perfino delle comunità per minori”, ci raccontano. Così Workers in Florence ha deciso di realizzare “Un osservatorio che aiuti chi è costretto al lavoro precario ad uscire dall’isolamento e dal silenzio, come prima tappa di un percorso che vuole accompagnare i lavoratori a confrontarsi fuori dalle logiche lottizzate dei sindacati confederali”.

Cercano di ascoltare ciò che si muove dal basso: “tendiamo fili e rilanciamo alleanze tematiche ad altri gruppi e organizzazioni che cercano di organizzarsi”. Cercano di “costruire una massa critica, indipendentemente dall’inquadramento contrattuale (quando c’è), per dissotterrare la logica nascosta che sta dietro ad ogni turno massacrante, ad ogni quota di ‘nero’ del salario percepito, ad ogni mancata retribuzione, licenziamento mascherato, mancanza di prospettiva”. Perchè quello che colpisce nella prima sera di presentazione della Campagna “Mai più sfruttamento stagionale” che si è tenuta alla Casa del Popolo di San Niccolò, è proprio l’impossibilità di guardare avanti, costruirsi un futuro lavorativo e di vita, la precarietà come sistema imposto di vita che non permette di organizzarsi sul luogo di lavoro, e non permette di progettare, di proiettarsi nel futuro secondo un sistema di aspettative plausibili. Workers in Florence si ribella a tutto ciò: raccoglie testimonianze, organizza chi viene sfruttato, lancia una campagna di sensibilizzazione, ha un canale su Telegram dove è possibile informarsi, orientarsi e chiedere aiuto grazie all’incontro e allo scambio con altre persone che vivono la stessa condizione.

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1 commento su “Il cameriere non è un lavoretto”

  1. [..] Un osservatorio che aiuti chi è costretto al lavoro precario ad uscire dall’isolamento e dal silenzio, come prima tappa di un percorso che vuole accompagnare i lavoratori a confrontarsi fuori dalle logiche lottizzate dei sindacati confederali [..] 🤔

    Operazione interessante, molto interessante 🥇

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