Pasqua, sulla strage degli animali è vietato disturbare il consumatore

Da internet: l’agnello è una creatura domestica erbivora soggetta ad allevamento da parte dell’uomo.

I dati parlano di oltre 2 milioni di agnelli macellati ogni anno, di cui circa il 20% a ridosso delle festività pasquali. Inoltre, 1 agnello su 3 di quelli macellati in Italia proviene dall’estero: nel 2022 sono stati 653.303 a essere uccisi dopo avere subito viaggi estenuanti durati anche 30 ore.

Gli agnelli – quasi sempre maschi in quanto le femmine sono utili alla riproduzione – vengono separati dalle madri a un mese di vita, e sulla sofferenza che provano assieme alle loro madri, non c’è purtroppo alcun dubbio: chi ha assistito alla fase della separazione parla di un frastuono angosciante. Le madri chiamano a gran voce il loro cucciolo e viceversa, perché la natura ha predisposto tra madre e figlio la capacità di riconoscere il suono delle reciproche voci tra decine, centinaia di altri suoni. E questo invocarsi a vicenda somiglia  tanto, troppo, al pianto umano: quello di una madre che grida disperata e di un bambino che piange di paura.

Al cinema scene del genere fanno tirar fuori i fazzoletti dalle tasche, pertanto il mercato deve continuare a ignorare l’orrore “produttivo” della carne di agnello: è bene che i consumatori non assistano alla separazione, alla pesatura degli agnelli appesi per le zampe, alle (spesso inefficaci) operazioni di stordimento e al taglio delle loro tenere gole con il sangue rosso che schizza ovunque imbrattando i pavimenti ricoperti di mattonelle bianche facilmente lavabili come la legge impone. Queste scene iper-realistiche vanno occultate e i consumatori messi di fronte al fatto compiuto: un minuscolo corpo ormai dissanguato, un ammasso di fibre sbiancate e asettiche chiuse in un cellophan o nella vetrina della macelleria del quartiere, senza un passato, senza quella tenera pelliccia bianca, senza quei suoni disturbanti che hanno preceduto l’uccisione.

Tutto deve essere decontestualizzato ed è assolutamente proibito riavvolgere il nastro del tempo e vedere quel cucciolo – poi ucciso per la sua carne – quando gioiva saltellante accanto alla madre, con i suoi 10/12 chili di peso, poco più (talvolta poco meno) dei nostri gatti di casa.

In Italia dal 2010 al 2016 le macellazioni di agnelli sono diminuite quasi del 50%, ma da allora sono stabili. Da anni un imprenditore toscano del caffè, in occasione della pasqua, compra spazi pubblicitari su un quotidiano o su mega-cartelli stradali per protestare contro l’eccidio degli agnelli. Probabilmente non è né vegetariano né vegano, ma qualcosa lo disturba profondamente in questo eccidio che si perpetua anno dopo anno in nome della Pasqua cristiana, ma che ha radici assai più antiche perché i riti che prevedono sacrifici animali si ritrovano sia nel rituale greco sia in quello etrusco.

Da decenni le realtà animaliste si impegnano a svelare i retroscena violenti dell’industria della carne e degli altri derivati animali: segnaliamo Essere Animali, ma anche Animal Equality, Vivere Vegan, Restiamo Animali e molte altre.

Ovviamente disturbare il consumatore finale non risolve la questione, è considerato solo un passaggio necessario per destare le coscienze, sperando che la reazione non si limiti a essere quella di coprirsi gli occhi.

Molto ci sarebbe anche da dire sul diverso impatto emotivo che suscitano – per fare un esempio – un bovino adulto o un giovane agnello: se pensiamo agli animali che vengono allevati, ciascun giovane invecchia segnato da un destino di sfruttamento, e dopo avere visto decine e decine di foto e video, risultati da coraggiose investigazioni svolte in allevamenti e macelli, possiamo arrivare ad augurare a tutti gli animali allevati di morire giovani, perché siano loro risparmiate altre lunghe e atroci agonie.

Pasqua, la campagna di Vivere Vegan
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